domenica, Aprile 27, 2025

Un viaggio nella storia della moda nelle sale di Palazzo Pitti, a Firenze

Sessanta abiti e molti accessori preziosi dal Settecento ai primi anni Duemila, in un’esposizione permanente, dopo il recente rinnovo totale del Museo della Moda e del Costume

Una raccolta di venti rarissimi e iconici abiti storici, esposti in otto sale nuove, per raccontare nel ricercato linguaggio dei tessuti preziosi e della più alta sartorialità due secoli di moda, il Settecento e l’Ottocento. Così, dopo l’apertura, nel dicembre del 2023, degli spazi dedicati alla moda del Novecento e dei primi anni del Ventunesimo secolo, si è concluso il rinnovo totale del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, a Firenze. Più noto come Galleria del Costume, il museo ha riaperto nella sua interezza dopo quasi cinque anni di chiusura al pubblico, lo scorso 16 luglio, offrendosi ai visitatori in un riallestimento generale che ne ha cambiato, ammodernandolo e attualizzandolo, interamente il volto e l’estetica. 

Per la prima volta nella storia del museo, prima organizzato in esposizioni tematiche, al centro del percorso di visita vi è il nucleo principale di abiti della collezione, ordinato secondo criteri storico-cronologici che guida il visitatore in un avvincente viaggio attraverso la storia e l’evoluzione del costume. Nella nuova esposizione, circa sessanta capi dal XVIII al XXI secolo e altrettanti accessori tra scarpe, borse, ventagli, ombrelli, guanti, cappelli, in un dialogo artistico con una selezione di dipinti delle collezioni delle Gallerie degli Uffizi. L’eccezionale collezione di moda viene, infatti, esaltata dalle opere di alcuni grandi ritrattisti del Settecento e Ottocento, come Carle Vanloo, Laurent Pecheux, Clemente Alberi, Giovanni Boldini, Edoardo Gelli e Vittorio Corcos, e di alcuni artisti dell’avanguardia italiana, come Massimo Campigli, Giulio Turcato, Corrado Cagli e Alberto Burri.

Dal Settecento ai primi anni del Novecento

Nelle nuove sale si possono ammirare lussuosi abiti settecenteschi, degni rappresentanti di un’epoca in cui era la corte a stabilire le mode del vestire, secondo una logica del potere stabilita dai regolamenti d’etichetta. Ci sono poi capi in stile Impero, come quello in crêpe di seta avorio, ornato da ricami in laminetta d’argento,appartenuto a Massimilla Celano, consorte di Prailo Mayo, terzogenito del governatore del Principato abruzzese di Francavilla. Questo vestito testimonia come durante il periodo napoleonico gli indumenti fossero più confortevoli per permettere al corpo di muoversi senza costrizioni e, in assonanza con il classicismo grecizzante molto diffuso al tempo, l’abito assumesse, per analogia, la forma di una colonna. 

Il percorso continua con capi del periodo Restaurazione, quando il punto vita si riabbassa e le vesti si arricchiscono di elaborate applicazioni che sembrano bassorilievi scultorei, come, per esempio, nell’abito da pomeriggio datato 1825, in taffetas a pelo strisciante operato a motivi di righe e palmette. Sono esposti anche rari abiti da sposa ottocenteschi, come il modello in seta dorata adornato da un motivo di peonie e margherite, appartenuto a Angiola Polese, giovane nobildonna convolata a nozze nel 1836, oltre a quello raffinatissimo realizzato da Charles Frederick Worth, in raso e gros de Tours color avorio, con voluminosa costruzione e generoso strascico, splendido esempio del virtuosismo sartoriale dell’epoca. 

La moda fin de siècle

Le mise da sera sono invece protagoniste della moda fin de siècle, e tra queste spicca il vestito in rete ad ago meccanico nera su raso di seta avorio di Catherine Donovan, celebre couturière newyorkese, definita dal New York Times come “la sarta pioniera che aveva vestito la élite cittadina”, la veste Liberty in chiffon giallo e verde di Raphael Goudstikker, appartenuto alla contessa Margaret Brinton White Savorgnan di Brazzà, con una decorazione-gioiello di perline e cannucce di vetro che scende dal petto sino alla vita, rappresentativa delle sfarzose preziosità della moda Belle Époque. Ai sofisticati abbigliamenti d’inizio Novecento è infine dedicata una sala, ispirata al clima estetizzante dell’epoca, sull’onda della nuova liberazione del corpo femminile incarnata dalle forme tubolari delle creazioni di Mariano Fortuny per Eleonora Duse e dalla veste da casa a Kimono di Donna Franca Florio di Jacques Doucet, padre della moda francese, tra i sarti più amati dalle dive del tempo. 

L’esposizione è completata da una suite di dipinti – scelti a dimostrazione di quanto il costume sia integralmente un fenomeno culturale e spesso artistico – e una selezione di oltre sessanta accessori tra scarpe, cappelli, ventagli, parasole, borse, che arricchiscono la collezione rendendola una delle più importanti al mondo. 

«Il costume e la sua storia – afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde – sono intrinsecamente connessi con l’arte e abbiamo voluto sottolineare questo legame attraverso l’abbinamento degli abiti con una selezione di prestigiosi dipinti. Il riallestimento del museo della Moda è molto importante per le Gallerie. Questo istituto, unico nel suo genere in Italia, contribuisce a connettere il complesso con la più viva contemporaneità, consentendoci di svolgere un ruolo improntato alla più sfaccettata multidisciplinarietà, in collegamento e attiguità, com’è tradizione per il mondo della moda, con teatro, danza, fotografia e arti performative». 

«Creare per la prima volta nella storia del museo – sottolinea la curatrice del Museo della Moda Vanessa Gavioli – l’esposizione permanente del nucleo fondamentale della collezione è stata una sfida entusiasmante. L’obiettivo, fin dal principio, era che dal racconto di questo itinerario emergessero i momenti salienti di una raccolta di oltre 15 mila numeri d’inventario. Ovviamente per ragioni conservative vi saranno rotazioni, ma la griglia cronologica e concettuale rimarrà stabile».

Le sale della moda del Novecento 

Prestigiose anche le sale della moda del Novecento, che sono state riaperte a dicembre del 2023, dopo quarant’anni dalla fondazione del Museo, all’interno del complesso delle Gallerie degli Uffizi. Si spazia dallo splendore delle paillettes della mise indossata da Franca Florio e gli abiti da sera sgargianti di Elsa Schiaparelli fino al lusso regale delle creazioni di Emilio Schubert, il sarto delle dive negli anni Cinquanta (celebri i suoi capi per Gina Lollobrigida e Sophia Loren). E ancora, dalle stravaganze geometriche del vestito di Patty Pravo, ideato nei primi Ottanta da Gianni Versace, alla sensualità essenziale della guaina nera firmata Jean Paul Gaultier, resa celebre da Madonna, all’allure da sogno della collezione di Gianfranco Ferré per Dior negli anni Novanta. 

Insomma, un’efficace sintesi di tutta la moda che ha fatto la storia del costume, presentata in una prestigiosa cornice, è oggi raccolta nel rinnovato Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti, che invita i visitatori a fare un affascinante viaggio nei mille stili di un passato che è ancora vivo e influenza la contemporaneità.

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