Nel 2022 sono stati celebrati in Italia 189.140 matrimoni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più in confronto al 2019, anno precedente la crisi pandemica (durante la quale molte coppie hanno rinviato le nozze). I matrimoni religiosi, pressoché stabili rispetto al 2021 (-0,5%), diminuiscono sensibilmente (-5,6%) rispetto al periodo pre-pandemico.
Secondo un recente report dell’Istat, nei primi otto mesi del 2023 i dati provvisori indicano una nuova diminuzione dei matrimoni (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Le ultime rilevazioni dell’Istituto confermano che i primi matrimoni nel 2022 sono stati 146.222 (+,2,7%), 29.574 le nozze con almeno uno sposo straniero (+21,3%). Se sono cresciute del 31% le unioni tra partner dello stesso sesso, le separazioni sono, invece, calate dell’8,2% e i divorzi restano stabili a 82.596.
L’andamento altalenante dei matrimoni
I dati provvisori dei primi otto mesi del 2023, che mettono in luce una nuova diminuzione, confermano, osserva l’Istat, un andamento altalenante, molto legato a fenomeni di tipo congiunturale, che negli ultimi decenni sta contraddistinguendo il numero di matrimoni.
Nel 2000, per esempio, si rilevò un aumento dei matrimoni da collegare al desiderio di celebrare le nozze all’inizio del nuovo millennio. All’opposto, nel triennio 2009-2011, il calo fu particolarmente accentuato per il crollo delle nozze dei cittadini stranieri, scoraggiati dalle modifiche legislative volte a limitare i matrimoni di comodo. Inoltre, non va dimenticata la crisi economica del 2008 il cui impatto produsse effetti sulle intenzioni nuziali delle coppie. Infine, nel 2020 si è assistito a un dimezzamento del numero dei matrimoni per effetto della pandemia da Covid-19 e delle misure di contenimento della stessa.
Si diffonde la scelta della convivenza
A livello tendenziale, invece, un ridimensionamento della nuzialità si osserva in Italia da oltre quarant’anni. La transizione alla vita adulta segue percorsi molto diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente di uscita dal nucleo di origine era legato alla necessità di formare una nuova famiglia attraverso le nozze. Secondo i dati dell’Indagine Famiglie e soggetti sociali (2016), per le giovani generazioni di uomini (nati tra il 1982 e il 1986) la convivenza more uxorio è preferita al matrimonio (22,5% contro 21,8% di coloro che lasciano la casa dei genitori entro il trentesimo compleanno). Seguono le altre motivazioni quali, per esempio, lavoro, studio e autonomia. Per le donne, l’uscita dalla famiglia di origine si contraddistingue ancora per la scelta preponderante del matrimonio (40% tra le nate negli anni Ottanta), seguita da quella della convivenza, con percentuali via via crescenti di generazione in generazione.
Il decremento maggiore nel Mezzogiorno
A livello territoriale il lieve aumento dei matrimoni del 2022 è la sintesi di due situazioni contrapposte: nel Centro e nel Nord la variazione positiva è stata ben più consistente (rispettivamente 14,2% e 10,5%) mentre nel Mezzogiorno la variazione è negativa rispetto sia al 2021 (-4,5%) sia al 2019 (-2,3%).
Nel 2022 i primi matrimoni (146.222 nel 2022, 77,3% dei matrimoni totali), dopo aver subito un dimezzamento nel 2020, tornano ai livelli del 2019. La diminuzione tendenziale dei primi matrimoni, al netto delle oscillazioni di breve periodo, è strettamente connessa alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio). Queste ultime sono più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2021-2022 (da circa 440 mila a più di 1 milione e 500 mila), un incremento da attribuire soprattutto alle libere unioni di celibi e nubili.
In decisa crescita le seconde nozze
L’aumento dell’instabilità coniugale contribuisce alla diffusione delle seconde nozze e delle famiglie composte da almeno una persona che abbia vissuto una precedente esperienza matrimoniale, fenomeno che genera nuove tipologie familiari. Al tendenziale aumento di questa tipologia di matrimoni, registrato soprattutto nel biennio 2015-2016 come conseguenza dell’introduzione nel 2015 del “divorzio breve”, ha fatto seguito una progressiva stabilizzazione che si è protratta fino al 2019.
Nel 2022 le seconde (o successive) nozze sono state 42.918, finora il valore più alto mai registrato (la quota sul totale dei matrimoni è del 22,7%). Tale percentuale solo nel 2020 era stata più elevata (28,0%) ma tale circostanza si verificò in realtà come conseguenza di una congiuntura sfavorevole che fece contrarre in modo più deciso i primi matrimoni e, all’interno di questi ultimi, quelli religiosi. L’aumento delle seconde nozze è del 12,9% rispetto al 2021, del 13,1% rispetto al 2019. La tendenza all’aumento, quindi, appare confermata mentre gli effetti congiunturali della pandemia risulterebbero superati.
Il rito civile prevale su quello religioso
Nel 2022 il 56,4% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità con il valore dell’anno precedente (54,1%) e in linea con l’aumento tendenziale osservato negli anni pre-pandemici (52,6% nel 2019). La quota particolarmente elevata di matrimoni civili osservata nel 2020 (71,1%) ha costituito quindi un’eccezione, determinata dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria che hanno colpito soprattutto le celebrazioni con rito religioso.
Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95,0%), essendo in molti casi una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (90,3% contro il 50,1% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche tra i primi matrimoni (45,1% nel 2022).
Considerando i primi matrimoni tra sposi entrambi italiani (86,5% del totale dei primi matrimoni) l’incidenza di quelli celebrati con rito civile è del 38,7% nel 2022 (33,4% nel 2019 e 20,0% nel 2008). La variabilità territoriale per tale tipologia di coppia è spiccata: si riscontrano incidenze di celebrazioni con rito civile più basse nel Mezzogiorno (23,4%) e più alte nel Centro (49,3%).
Aumentano i matrimoni misti con nuovi cittadini
La possibilità di distinguere la cittadinanza degli sposi italiani, dalla nascita o per acquisizione, permette di far luce sui comportamenti nuziali in base al background migratorio. Tra i matrimoni misti, oltre uno su 10 coinvolge uno sposo italiano per acquisizione. Se consideriamo i matrimoni misti tra sposa italiana e sposo straniero, in più di uno su quattro la sposa italiana è di origine straniera. Questa quota era molto più contenuta, circa il 6%, nel 2012.
Il consistente aumento della presenza di italiani per acquisizione al momento del matrimonio è dovuto a molteplici fattori. Innanzitutto, negli anni recenti l’acquisizione della cittadinanza è diventata più consistente, in linea con un più avanzato processo di integrazione dei cittadini stranieri, ma, allo stesso tempo, si è registrata una progressiva diminuzione della quota di acquisizioni per matrimonio. La tipologia di matrimonio misto, quindi, sta cambiando nel tempo, includendo una quota crescente di neo-cittadini italiani che alla nascita avevano la stessa cittadinanza del partner straniero.
Ci si sposa più tardi
Il mutamento nei modelli culturali, nonché l’effetto di molteplici fattori quali l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso hanno comportato, negli anni, una progressiva posticipazione del calendario di uscita dalla famiglia di origine. La quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è pari al 61,2%, quasi tre punti percentuali in più in meno di 20 anni.
Questa protratta permanenza comporta anche un effetto diretto sul rinvio delle prime nozze. Tale effetto si amplifica nei periodi di congiuntura economica sfavorevole spingendo i giovani a ritardare ulteriormente, rispetto alle generazioni precedenti, le tappe dei percorsi verso la vita adulta, tra cui quella della formazione di una famiglia. Sul posticipo del primo matrimonio, inoltre, incide anche la diffusione delle convivenze prematrimoniali.
Unioni civili in evidente aumento
Il 5 giugno 2016 è entrata in vigore la legge che ha introdotto in Italia l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Nel corso del secondo semestre 2016 si costituirono 2.336 unioni civili, un numero particolarmente consistente che ha riguardato coppie da tempo in attesa di ufficializzare il proprio legame affettivo. Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiva stabilizzazione, anche accentuata dalle difficoltà legate al periodo della pandemia.
Le 2.813 unioni civili tra coppie dello stesso sesso costituite presso gli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani nel 2022 mostrano un apprezzabile aumento rispetto all’anno precedente (+31,0%) e un sostanziale incremento anche rispetto al 2019 (+22,5%). Considerando i dati provvisori dei primi otto mesi del 2023 la tendenza all’aumento appare confermata, se confrontata con i dati dello stesso periodo del 2022 (circa il 10% in più). Il 35,7% delle unioni civili è nel Nord-ovest, seguito dal Centro (26,3%). Tra le regioni, in testa si posiziona la Lombardia con il 22,8%; seguono il Lazio (13,7%) e l’Emilia-Romagna (9,9%).
In ripresa il turismo matrimoniale
L’Italia esercita una forte attrazione per numerosi cittadini provenienti dall’estero, soprattutto da paesi a sviluppo avanzato, che scelgono il nostro paese come luogo di celebrazione delle nozze. Nel 2022 si rilevano 3.754 nozze tra sposi entrambi stranieri e non residenti. Un dato, questo, più che raddoppiato rispetto al 2021 ma ancora distante dai livelli pre-pandemia (-8,3% rispetto al 2019). Infatti, a partire dal 2020 questa tipologia di nozze (coppie di entrambi stranieri e non residenti) ha subito una consistente flessione a causa delle restrizioni imposte alla mobilità internazionale, passando dai 4.094 del 2019 ai 918 del 2020 (-77,6%). Nel 2021 si è avviata una fase di ripresa (1.574) consolidatasi poi nel 2022.
Sabato il giorno preferito per nozze e unioni
Il 45,3% di nozze e unioni civili del 2022 (considerate nel loro complesso) si sono svolte di sabato. Anche osservando distintamente matrimoni religiosi, matrimoni civili e unioni civili i profili per giorno della settimana in cui si decide di formalizzare il proprio legame affettivo sono molto simili. La preferenza per il sabato è particolarmente accentuata nel caso dei matrimoni religiosi (50,8%) mentre nel caso delle unioni civili è del 38,4%. Il giorno meno opzionato per i matrimoni è il martedì: in tale giorno si sono celebrati il 4,0% dei matrimoni religiosi e il 6,3% di quelli civili. Il giorno della settimana, invece, in cui si sono costituite meno unioni civili è la domenica (6,3%), seguita dal lunedì (7,5%).
La preferenza per giorno della settimana è legata ovviamente a valutazioni di ordine organizzativo e economico: da una parte, alla necessità di decidere in largo anticipo la data per scegliere luoghi di celebrazione e di festeggiamento più “gettonati”; dall’altra, a quella di orientarsi su giorni meno richiesti per trovare posto più a ridosso dell’evento e magari usufruire di agevolazioni in termini economici.
Al di là di questo aspetto, la stagionalità dei matrimoni è da sempre legata al calendario del lavoro e a quello delle festività religiose. Oggi l’andamento delle ferie estive e scolastiche sembra rappresentare un elemento centrale nella stagionalità del fenomeno della formazione di una famiglia attraverso il matrimonio o l’unione civile, dove ancora una volta i profili appaiono molto simili, al di là del rispettivo peso numerico. Si osservano sostanzialmente due picchi: uno a inizio settembre che poi degrada lentamente fino a ottobre inoltrato, l’altro nella seconda metà di giugno al culmine di un periodo più ampio che va da fine aprile a fine luglio.
Le quattro date del 2022 in cui ci si è sposati e uniti di più sono, in graduatoria decrescente: 10 settembre, 3 settembre, 25 giugno e 18 giugno, tutte di sabato. Per i matrimoni religiosi la graduatoria ricalca quella del complesso dei matrimoni, per quelli civili c’è uno scambio di preferenze tra le date favorite al terzo e quarto posto. Per le unioni civili, invece, la data più opzionata è stata sabato 11 giugno, seguita da altre date che hanno contraddistinto anche i matrimoni: 10 settembre, 18 giugno e 25 giugno.