lunedì, Aprile 28, 2025

Ceramiche e non solo, la mostra su Gio Ponti al Mic di FaenzaCeramiche e non solo, la mostra

L’evento dedicato al grande architetto e designer milanese del Novecento è in corso dal 17 marzo di quest’anno e resterà aperto al pubblico fino al 13 ottobre prossimo

A Gio Ponti, al suo rapporto con il mondo della ceramica e alla divulgazione del made in Italy è dedicata la mostra Gio Ponti. Ceramiche 1922-1967, un evento, a cura di Stefania Cretella, ospitato negli spazi del Museo internazionale delle ceramiche in Faenza dal 17 marzo al 13 ottobre 2024 e collegato alla valorizzazione proposta negli anni dall’istituzione romagnola per le manifatture di inizio Novecento che hanno avuto un ruolo centrale nel cambiamento e nella visione di una moderna produzione ceramica. 

Ponti (Milano, 1891-1979) fu uno dei massimi divulgatori della svolta già a partire dagli anni Venti, quando, diventato direttore artistico della Richard Ginori, seguì la sua indole pittorica (“sono un architetto fallito e un pittore mancato, perché la mia vocazione è quella di dipingere”) e rivoluzionò la decorazione storica di Doccia e San Cristoforo introducendo un gusto moderno, ironico e disincantato negli ambienti e nelle case moderne, sempre nel rispetto della storia. “Le forze che operano nella tradizione sono occulte, di volta in volta le individuiamo anche dove non ci apparvero presenti, ma esse operano attraverso i più vivi: la tradizione è fatta solo di autenticità”. 

Nello stesso periodo fu uno dei fautori del successo delle Biennali di Monza (poi Triennali di Milano), che valorizzarono l’artigianato artistico e le produzioni semi-industriali italiane, occasioni nel corso delle quali conobbe e diventò amico di Gaetano Ballardini, fondatore del museo faentino. Da allora, i due promossero diversi progetti e collaborarono allo sviluppo della ceramica moderna, per le collezioni del museo, per la rivista Faenza e per gli artigiani faentini (e italiani). Fin dal 1928, Ponti partecipò in qualità di relatore ai corsi sulla storia della ceramica organizzati dal museo proponendo apprezzati interventi sul nuovo corso moderno della Ginori e sulle nuove prospettive della ceramica moderna. In seguito, nel 1948 e nel 1949, fece parte delle giurie del concorso nazionale, con prolusioni note per la loro lungimiranza.

Nei primi anni Trenta, il grande architetto e designer milanese avviò una frequentazione professionale con Pietro Melandri che portò all’esecuzione di varie opere a quattro mani (Melandri partecipò inoltre alla realizzazione di sculture per gli arredi delle navi). Una particolare parentesi progettuale, questa, che vide Ponti in grado di coinvolgere numerosi autori, architetti e designer, come racconta Matteo Fochessati nel catalogo che accompagna la rassegna. 

Oltre alla ceramica, l’esposizione faentina presenta lavori in cartapesta, un linguaggio, affascinante per le sue qualità di mimetismo e di leggerezza, che diede grande notorietà ai Dalmonte, una famiglia di artigiani che produsse un numero incredibile di oggetti per allestimenti di vetrine, esposizioni e arredi. A Faenza le relazioni si intensificarono, soprattutto nel secondo dopoguerra, con Antonio Corbara, intellettuale e storico dell’arte, artefice di progetti di tutela del paesaggio e del patrimonio, di cui la Biblioteca Manfrediana conserva un interessante carteggio di oltre un centinaio di lettere.

Ponti fu un divulgatore straordinario, a lui si deve la fondazione di due riviste, Domus e Stile, che furono basilari per il design e per l’alto artigianato artistico e contribuirono in modo evidente alla promozione delle arti destinate all’arredo domestico e alla diffusione del linguaggio moderno, attraverso articoli dedicati a singoli artisti e manifatture, cronache di mostre e esposizioni, consigli per gli acquisti e rassegne fotografiche. Molti degli oggetti oggi presenti nella mostra del Mic trovano immediato riscontro nelle eleganti pagine pubblicitarie a firma di nomi noti come Giovanni Gariboldi, erede di Ponti alla Richard Ginori. Il tema della casa moderna è alla base dei risultati delle sperimentazioni condivise con gli architetti che dal 1927 furono coinvolti nelle interessanti e singolari esperienze del Labirinto e della Domus Nova per i grandi magazzini La Rinascente, come dimostra la riproposizione di una sala da pranzo così come era stata allestita nella Triennale di Milano dell’epoca, con inserti di ceramiche a completarne l’arredo.

Ponti ebbe un importante rapporto con Piero Fornasetti, con cui dialogò a lungo dal 1939 per progetti grafici, di arredo e ceramici. A tale riguardo, la rassegna faentina presenta una serie di piatti prototipo del 1947 appartenenti al ciclo Giornali e oggetti. “Ponti – scrisse Fornasetti – si entusiasmò a questo mio modo di applicare la tecnica artistica e mi affidò subito un mucchio di lavori. C’è una grande stima reciproca, anche se fino alla fine ci siamo sempre dati del lei”.

La cifra stilistica di Ponti è un segno senza tempo, contemporaneo, che ha avuto influenze e dialoghi con artisti, ceramisti, designer e intellettuali della sua epoca, ma anche nella nostra contemporaneità. La scelta di alcuni autori a chiusura dell’esposizione racconta di un’eredità importante, di un modus operandi e di una visione unica che ha giovato al sistema italiano del secondo dopoguerra fino agli anni Settanta. Ponti era uno scopritore di talenti e di eccellenze ed era in grado di facilitare dialoghi e incontri tra mondi apparentemente lontani. La curiosità e la determinatezza erano dati caratteriali fondamentali che gli valsero incontri, progetti e idee che rimangono ancora oggi di sbalorditiva attualità.

Il catalogo della mostra (Cimorelli Editore), a cura di Claudia Casali e Stefania Cretella, contiene contributi di diversi autori (oltre alle curatrici, Elena Dellapiana, Matteo Fochessati, Fulvio Irace, Salvatore Licitra, Fiorella Mattio, Oliva Rucellai, Valerio Terraroli), che hanno raccontato la poliedricità e l’eccezionalità di Ponti, dalla produzione ceramica e di design all’architettura, dalla promozione delle arti decorative alla capacità di dialogare con i linguaggi contemporanei.

L’evento espositivo, organizzato con la fondamentale collaborazione della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia (Sesto Fiorentino) e dell’Archivio Ponti, si sviluppa in quindici sezioni tematiche e a fine percorso presenta un appassionato documentario, dal titolo Amare Gio Ponti, girato da Francesca Molteni.

Claudia Casali

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