sabato, Settembre 21, 2024

Fondazione Lele Thun, tante mani per “un unico grande cuore”

Regalare sorrisi a sempre più bambini è l’impegno dell’istituzione, che opera dal 2014 negli ospedali italiani e europei, soprattutto nelle oncoematologie pediatriche

Sin dal 2014 la Fondazione Lene Thun offre all’interno degli ospedali italiani e europei, principalmente nelle oncoematologie pediatriche, un servizio gratuito e permanente di terapia ricreativa attraverso la modellazione dell’argilla. Un servizio che nel tempo si è esteso coinvolgendo un numero sempre più grande di strutture sanitarie e di bambini.

Dal 2020 la Fondazione, nel periodo della pandemia, ha deciso di ampliare questo servizio con la formula aggiuntiva dei laboratori digitali – integrativa dell’attività di modellazione svolta in presenza – per poter raggiungere bambini in cura anche nelle loro case o in isolamento. Nel 2021, il modello dei laboratori digitali è diventato parte integrante dell’attività, che adesso raggiunge 33 ospedali di eccellenza, tra i quali due all’estero, con 52 servizi permanenti tra quelli in presenza e quelli in modalità digitale.

L’impegno della Fondazione è continuare a regalare sorrisi a sempre più bambini, garantendo il servizio in maniera continuativa e gestendolo direttamente secondo i più alti standard di qualità. Dal 2014 a oggi ha offerto i suoi laboratori di ceramico-terapia a più di 35 mila bambini e alle loro famiglie.

Futur Labs Team, la seconda convention

Questo è il positivo bilancio che emerge dalla seconda convention nazionale – Future Labs Team – che, alla fine dello scorso maggio, per due giorni, ha riunto a Bozano, un’importante delegazione di volontari. Un incontro di formazione, motivazionale e di team-building, che è stato anche occasione di scambio di esperienze e testimonianze del grande e costante impegno delle “tante mani” per “un unico grande cuore”, non a caso simbolo dell’ente.

Un’organizzazione che cresce tanto da essere oggi il primo ente del terzo settore, per dimensione e diffusione, nell’ambito della terapia ricreativa sul territorio italiano, con attività continuative settimanali rese possibili grazie alla disponibilità e alla generosità di molti. Sono infatti oltre 500 i volontari di tutta Italia (e non solo) che, coadiuvati da un team di ceramisti esperti, donano con amore e passione il proprio tempo libero per portare i piccoli pazienti in una dimensione di gioco, creatività e libertà d’espressione essenziale nel percorso di crescita di un bambino.

I nobili fini della Fondazione

«Fare del bene insieme, fa ancora più bene, a noi stessi e agli altri – ha affermato il fondatore Peter Thun –. Sono orgoglioso del percorso che, come Fondazione, abbiamo intrapreso negli anni e di ciò che siamo riusciti a creare grazie all’impegno delle tante persone che ci aiutano a portare la ceramico-terapia negli ospedali. I volontari sono il cuore, l’anima e le mani della Fondazione Lene Thun. È grazie a loro che riusciamo a donare un sorriso e qualche momento di normalità a bambini che vivono una condizione complessa come quella della malattia».

«L’impegno richiesto rispecchia il nostro mantra “il poco da tanti”: quello che fa la differenza, infatti, non è la quantità, ma la qualità del tempo messo a disposizione – ha sottolineato Paola Adamo, direttrice della Fondazione –. Per la Fondazione Lene Thun offrire laboratori permanenti in così tante strutture di cura è una grande responsabilità nei confronti della comunità. L’aggiornamento, il confronto e lo scambio continuo con volontari e ceramisti, senza i quali questo meraviglioso progetto non sarebbe possibile, è fondamentale. Trovarsi tutti insieme e poter dedicare a loro queste due giornate è per me una grande emozione e un’ulteriore occasione di poter dire a tutti ancora una volta, grazie».

Un incontro di “cuori”, quello di Bolzano, ma soprattutto di formazione mirata (che si aggiunge a quella offerta dai coordinatori sul territorio durante l’anno) e di confronto su tematiche di carattere emotivo per un approccio costruttivo nei confronti dei piccoli pazienti, accompagnata da tavoli di lavoro con approfondimenti per definire le linee guida, massimizzare lo scambio con i bambini in ospedale e imparare a gestire le dinamiche che si accompagnano alla malattia. Suggerimenti per cercare, per esempio, di farli sentire un po’ più a casa, anche se in ospedale, e il monitoraggio e riscontro sui benefici della terapia in ambito ospedaliero.

Alcuni pareri del comitato scientifico

Presenti, oltre al fondatore Peter Thun, anche tutto il comitato scientifico della Fondazione, che hatestimoniato l’importanza e l’efficacia della ceramico-terapia a supporto e affiancamento alle cure tradizionali. Un momento importante di riscontro sulla terapia ricreativa, validata dal comitato, che è oggi entrato nella seconda fase del percorso di ricerca scientifica per la conferma dell’efficacia del metodo e l’incidenza positiva della pratica ricreativa sull’umore e la concentrazione dei pazienti.

«La ceramico-terapia rende il luogo ospedaliero un ambiente meno ostile e migliora l’accettazione della cura favorendone il percorso» – ha detto Antonio Ruggiero, direttore Oncoematologia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma.

«La terapia ricreativa risponde a bisogni e attenzioni dei bambini con patologie gravi e croniche. È un’esperienza che riguarda la qualità della loro vita, che mette la malattia sullo sfondo per far riemergere il bambino restituendogli le proprie possibilità di autonomia, socializzazione e apprendimento. Può avere effetti benefici sull’organismo a tal punto da creare una migliore sopportazione e una reazione più efficace alle cure» – è il parere di Momcilo Jankovic, già direttore day hospital Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale San Gerardo di Monza e precursore della terapia ricreativa in Italia.

«La lavorazione dell’argilla, soprattutto in età pediatrica, è un’esperienza tra le più significative: l’espressione attraverso le parole ha enormi limiti, specialmente quando c’è uno stato di malessere, mentre la ceramico-terapia permette l’elaborazione emotiva attraverso la comunicazione non verbale» – ha spiegato Cinzia Favara, psicologa e psicoterapeuta del Policlinico Gaspare Rodolico di Catania.

Per informazioni: fondazionelenethun.org.

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