Papa Francesco con la presidente del Consiglio Meloni, lo scorso maggio, in occasione della terza edizione degli Stati Generali della Natività. Le altre immagini pubblicate in queste due pagine sono di repertorio
Lo scorso 11 e 12 maggio si è svolta a Roma, all’Auditorium della Conciliazione, la III edizione degli Stati Generali della Natalità. Nel corso dei lavori, denunciato il più grande calo delle nascite degli ultimi 160 anni
Organizzata per il terzo anno consecutivo dalla Fondazione per la Natalità, si è svolta a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione, dall’11 al 12 maggio scorso, la III edizione degli Stati Generali della Natalità con l’obiettivo di contribuire a stimolare il dibattito pubblico sui temi della denatalità nel nostro paese. L’evento ha coinvolto ospiti illustri e di alto rilievo istituzionali, fra i quali Papa Francesco e la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, e ha visto anche la presenza del mondo dell’economia, in appoggio al governo, oltre a un messaggio scritto inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Con il titolo “SOS tenere quota 500 mila”, la kermesse ha posto l’accento sull’invecchiamento della popolazione italiana, che vive il fenomeno definito “inverno demografico”, cioè il più grande calo delle nascite registrato negli ultimi 160 anni, scese sotto la soglia delle 400 mila. Negli ultimi dieci anni, infatti, sono stati registrati in Italia un milione e mezzo di abitanti in meno e, nel 2022, a fronte di 700 mila decessi ci sono state soltanto 393 mila nascite. Secondo gli ultimi dati Istat, ogni mille abitanti si contano meno di 7 neonati e più di 12 decessi.
Continuando questo trend negativo – come ha sottolineato nel suo approfondimento il professor Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat – se non si invertirà la curva, l’Italia conterà 11 milioni di abitanti in meno nei prossimi anni.
Una deriva pericolosa, come ha denunciato il presidente della Fondazione della Natalità Gianluigi De Palo: «Da noi meno nascite significa solo invecchiamento della popolazione e non riduzione del sovrappopolamento. Significa squilibrio generazionale e impoverimento delle risorse innovative. In una frase: meno siamo, più invecchiamo e ci impoveriamo». La sfida che De Paolo ha lanciato ai governi dei prossimi dieci anni è riportare le nascite a quota 500 mila.
L’intervento di Papa Francesco
Forte e incisivo il discorso di Papa Francesco, intervenuto per esprimere la sua preoccupazione su un tema che – ha detto – «è centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell’Italia e dell’Europa. La nascita dei figli, infatti, è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi, vuol dire che c’è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire. Ho saputo che lo scorso anno l’Italia ha toccato il minimo storico di nascite: appena 393 mila nuovi nati. È un dato che rivela una grande preoccupazione per il domani. Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura. Vivono un clima sociale in cui metter su famiglia si sta trasformando in uno sforzo titanico, anziché essere un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono».
Il messaggio inviato dal presidente Mattarella
«La coesione sociale del paese si misura sulla capacità di dare un futuro alle giovani generazioni, creando un clima di fiducia. La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l’attenzione. Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità. Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all’art. 31, richiama la Repubblica a agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Proteggendo “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
«Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro, sono questioni fondamentali per lo sviluppo delle famiglie. Il tema interpella in particolare i giovani, costretti, sovente, a rimandare il proposito di formare una famiglia in attesa di “tempi migliori”, posticipando l’esperienza della genitorialità fino, a volte, alla definitiva rinuncia. La nascita di un figlio è segnale di speranza e di continuità della comunità. Con questi auspici formulo a tutti i partecipanti all’evento i migliori auguri per l’iniziativa, occasione di riflessione su un tema cruciale per il nostro paese».
Le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni
Nel suo lungo e articolato intervento la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, ha sottolineato che «viviamo in un’epoca nella quale parlare di natalità, maternità, famiglia è sempre più difficile, sembra un atto rivoluzionario».
«Fin dal primo giorno il governo ha messo figli e genitori in cima all’agenda politica, ha fatto della natalità e della famiglia la priorità assoluta della nostra azione, perché vogliamo che l’Italia torni a avere un futuro, a sperare e credere in un futuro migliore rispetto questo presente incerto. Se le donne non avranno la possibilità di realizzare il desiderio di maternità senza rinunciare a quello professionale, non è che non avranno pari opportunità, non avranno libertà».
Quella demografica è «una sfida che portiamo avanti non con impostazione dirigista, ma con l’approccio sussidiario, di chi crede che il compito dello Stato sia creare le condizioni favorevoli, con l’ambiente normativo e soprattutto sul piano culturale, alla famiglia, all’iniziativa, allo sviluppo, al lavoro. Qualcuno dirà che vogliamo uno Stato etico: no, vogliamo uno Stato che accompagni e non diriga, vogliamo credere nelle persone, scommettere sugli italiani, sui giovani, sulla loro fame di futuro».
La Meloni ha rassicurato l’organizzatore De Palo, così come il Santo Padre, sulle concrete intenzioni del governo a impegnarsi sul tema della natalità: «l’aumento dell’assegno unico, il rafforzamento del congedo parentale, il rinnovo degli interventi di agevolazione nei confronti delle giovani coppie per l’acquisto della prima casa; il diritto, per esempio, per chiunque abbia un mutuo a tasso variabile di convertirlo in mutuo a tasso fisso e poi le norme recenti del 1° maggio in tema di lavoro, con l’assegno di inclusione per le famiglie con redditi medio-bassi che abbiano minori o anziani o disabili a carico; la previsione di rendere strutturale l’erogazione volontaria del datore di lavoro a favore del lavoratore che è completamente detassata, il cosiddetto fringe benefit, che vogliamo mantenere a tremila euro, dando però la priorità a chi ha figli a carico. Fino all’inserimento nei principi della legge delega fiscale della composizione del nucleo familiare e dei costi sostenuti per la crescita dei figli, fino alla revisione del sistema degli incentivi alle imprese, e molto altro ancora».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella
«Abbiamo bisogno di una vera rivoluzione culturale, di un cambiamento significativo per quanto riguarda la genitorialità. Siamo di fronte a un mondo diverso da quello dei nostri padri e anche dal nostro, e è su questo che dobbiamo misurarci, perché non vogliamo tornare indietro, ma andare avanti.
«Questo governo ha messo il tema all’ordine del giorno fin dalla denominazione dei ministeri, come dimostra il nome del ministero che ho l’onore di guidare. E della natalità ha fatto una questione centrale e prioritaria nel programma di governo. Con un approccio innovativo, trasversale per materia, strutturale e non episodico. Non ci si limita infatti agli interventi diretti per la famiglia: il nostro governo ha considerato i figli come un criterio orientativo, e direi fondante, per la sua azione in ogni ambito. Dal fisco agli incentivi alle imprese, dai bonus edilizi agli aiuti contro il caro bollette, dai fringe benefit all’assegno di inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, i figli sono un parametro dirimente. Questo significa priorità.
«I fattori che mettono a rischio la natalità riguardano moltissimo le pari opportunità. Noi vogliamo agire attraverso tutti i provvedimenti per sostenere il lavoro femminile, la conciliazione e l’armonizzazione tra vita e lavoro, creare un ambiente di lavoro favorevole alla maternità e alla paternità e ovviamente anche sostenere la famiglia attraverso tutti i provvedimenti, considerando come fondamentale il criterio dei figli».