sabato, Settembre 21, 2024

La ceramica di Caltagirone, vocazione artistica di una città

Un’eccellenza artigianale tramandata da millenni, con le stesse antiche tecniche di lavorazione, radicate nel territorio. Considerata una vera arte, ha ormai una notorietà internazionale

In queste due pagine, diversi esempi delle iconiche teste di moro, un patrimonio artistico e culturale italiano, la cui origine è inconfutabile capatina. Quelle a lato, sono dell’azienda Ceramiche Sofia, quelle sopra, dell’azienda Ceramiche Boria.

Nella pagina successiva, dall’alto: creazioni della linea Mediterraneo della Verus Ceramiche (in blu) e della Ceramiche Akanthus (in argilla nera).

Sono fra i più importanti produttori di ceramiche di Caltagirone e parteciperanno alla prossima Gift Fair (Taormina, 23-25 settembre)

Quest’anno la Gift Fair, in programma al Palalumbi di Taormina dal 23 al 25 settembre prossimo, ospiterà nei suoi stand uno spazio espositivo dedicato alla ceramica di Caltagirone, il più importante centro produttivo

italiano e uno dei maggiori anche a livello europeo. L’iniziativa, che si svolge in collaborazione con la AiCC, Associazione italiana Città della Ceramica, e con il Comune di Caltagirone, vedrà la partecipazione di alcune delle più note botteghe calatine e un workshop con dimostrazioni della lavorazione. Si tratta del primo appuntamento con le città della ceramica, che vedrà, nelle prossime edizioni della Gift Fair, speciali esposizioni dedicate a altri famosi centri produttivi italiani.

Le origini dell’arte ceramica di Caltagirone sono antichissime, si fanno risalire addirittura al neolitico, come si può vedere nell’ampia collezione di reperti rinvenuti nei siti archeologici del territorio, esposti nello splendido museo cittadino. Anche il nome stesso di Caltagirone, che deriva dal termine arabo Qal’at al Ghiran, cioè “Rocca dei Vasi”, sancisce la millenaria vocazione artistica della città siciliana, che prosegue con successo costante fino ai giorni nostri. La città è considerata il fulcro delle attività artigianali dell’isola e i suoi manufatti sono apprezzati in tutto il mondo.

Un’eccellenza artigianale che è universalmente considerata una vera arte, tramandata da millenni, con le stesse antiche tecniche di lavorazione e con l’impronta indelebile che hanno lasciato i vari popoli che hanno colonizzato l’isola: Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Spagnoli e Francesi. Un’impronta che viene però sempre interpretata in una chiave unica e inimitabile.

I quattro elementi naturali

La lavorazione, come si diceva, mantiene immutate le sue caratteristiche fasi dalla preistoria sino a oggi: tutto viene eseguito a mano, dall’estrazione dell’argilla alla modellazione, dalla cottura alla decorazione, anche se i passaggi sono molto più numerosi e si articolano in tante differenti tipologie, che danno vita a diverse creazioni.

E dall’unione dei quattro elementi naturali – terra, acqua, aria e fuoco – che prendono vita i manufatti ceramici e, come sostenevano molti filosofi nell’antichità, scaturisce anche la nascita di tutte le cose (cosi come, dalla loro separazione, la morte). Il fuoco simboleggia l’energia vivificatrice da cui ha principio la vita; l’aria l’ossigeno che respiriamo e anche l’intangibile respiro cosmico; l’acqua la fonte e il cammino stesso della vita; la terra la materia primordiale solida e rigogliosa, che accoglie e nutre la vita. Elementi che sono intesi anche come stati di aggregazione della materia stessa: fuoco, stato ardente; aria, gassoso; acqua, liquido; terra, solido.

La parola ceramica deriva dal greco keramos, che significa argilla, vasellame, termine con il quale si indicano gli oggetti prodotti modellando l’argilla (la terra) e poi sottoposti a cottura. In realtà, il termine comprende un’ampia gamma di manufatti, con caratteristiche diverse di composizione, struttura, proprietà, utilizzi, ma che hanno in comune il processo di creazione. Un processo lungo e laborioso che, partendo da materiali “incoerenti”, , in gran parte costituiti da sostanze inorganiche non metalliche, porta alla creazione di prodotti formati che, sottoposti a essiccazione e cottura a temperature elevate, acquistano durezza e resistenza. Sono dunque ottenuti combinando e dominando i quattro elementi naturali.

Una tradizione radicata nel territorio

La storia di Caltagirone si intreccia sin dalle sue origini con la lavorazione della ceramica, ma ebbe un notevole impulso in particolare nel Medioevo. Pare esistesse addirittura un intero quartiere della città che, fino al Trecento, ospitava prevalente. mente botteghe artigianali, testimoniando l’importanza che aveva la ceramica all’epoca nell’economia locale. Attività favorita sia dalla buona qualità delle argille del territorio che dagli immensi boschi vicini che fornivano la legna necessaria ai ceramisti del luogo per la cottura dei manufatti nei forni. Le “quarare” cala-tine, i vasi che servivano per contenere il miele prodotto nella zona, erano note ovunque.

Dopo il terribile terremoto del 1693, che devastò la parte orientale della Sicilia e cancellò quasi ogni traccia della plurisecolare attività delle botteghe artigianali calatine, fu nel Settecento che l’arte ceramica torno a rifiorire con nuovi orientamenti ornamentali e artistici. Dalle fornaci dei maestri ceramisti di Caltagirone cominciarono a uscire creazioni decorate con motivi floreali, anche allegri e colorati, o legati comunque alla natura, a grandi volute e disegni continuativi, oltre alle classiche raffigurazioni religiose: vasi ornati a rilievo, statuette, acquasantiere, paliotti d’altare, lavabi, decorazioni architettoniche e pavimenti, per edifici pubblici e case private.

Se, successivamente, nel corso dell’Ottocento, questa tradizione sembrò affievolirsi, ebbe poi un altro grande impulso agli inizi del Novecento, quando don Luigi Sturzo, presbitero e sindaco di Caltagirone, fondò la famosa Scuola di Ceramica, permettendo a quest’antica arte di poter prosperare arrivando fino a oggi come eccellenza artigianale. Aperta nel 1918, oggi divenuta Liceo Artistico, alla scuola va il merito di opere importantissime, come il rivestimento della monumentale Scalinata di Santa Maria del Monte, a Caltagirone, ben 142 gradini rivestiti di maiolica policroma con decori floreali e geometrici, realizzata dalla cooperativa MAC (Maioliche Artigianali Caltagironesi), che ha visto impegnati nell’esecuzione valenti allievi dell’istituto.

Anche il Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, con la sua ricchissima raccolta di reperti e documentazioni, può considerarsi una filiazione diretta della scuola fondata da don Sturzo.

I temi decorativi classici e moderni

Le decorazioni delle ceramiche calatine tradizionali si ispirano ai colori della natura, il blu cobalto del mare, l’azzurro del cielo, il bianco della luce, il giallo dei limoni, e poi anche il verde della vegetazione e il rosso dei pomodori. I motivi decorativi sono generalmente floreali e geometrici, ma non solo. Spesso sono gli agrumi, come limoni, arance, cedri e bergamotti, a diventare protagonisti delle decorazioni su piatti, vasi, anfore, accessori per la cucina, piastrelle e così via, e anche le raffigurazioni antropomorfe e zoomorfe.

Oggi molti maestri ceramisti calatini rivisitano i temi decorativi classici, con creazioni a metà strada fra tradizione e innovazione.

Per quanto riguarda le tipologie ceramiche, quelle più antiche, arrivate ai giorni nostri, sono le lucerne antropomorfe, i fischietti, le acquasantiere, le pigne, le teste di moro e poi, ovviamente, le figurine per il presepe.

Da quando gli stilisti Dolce & Gabbana, nel 2014, hanno ripreso il tema decorativo delle teste di moro, in una sorprendente colle. zione, questi soggetti sono stati riprodotti in migliaia di creazioni, non solo di ceramica, in versioni diverse, sino a diventare uno dei simboli dell’isola. Dopo nove anni, questa tendenza non accenna a affievolirsi, anzi si è ampliata ispirandosi anche a tutta la tradizione artigianale siciliana, come, per esempio, l’antica arte della decorazione dei carretti.

Le iconiche teste di moro

La testa di moro è un vaso in ceramica decorato e modellato a forma di testa e con il volto umano. Solitamente vengono prodotti in coppia, uno raffigura un volto femminile, l’altro maschile, che per tradizione è un moro. E, anche se negli ultimi anni, diversi centri produttori di ceramica hanno rivendicano la “paternità” delle teste di moro, la loro origine è inconfutabilmente calatina, legata a antiche leggende, diverse fra loro, ma con protagonisti sempre una ragazza siciliana e un moro.

Una di queste narra che un soldato arabo in servizio a Palermo circa nell’anno Mille, si innamorò di una bellissima fanciulla che vedeva affacciata a un balcone, nel quartiere Kalsa, mentre si dedicava alla cura delle sue piante. ru ricambiato e nacque una storia d’amore passionale. Ma quando la ragazza scopri che doveva tornare nella sua terra natia dove aveva moglie e figli, si infurio e, durante l’ultima notte passata insieme, lo uccise e lo decapitò. Poi con la sua testa fece una sorta di vaso dove piantò del basilico che crebbe rigoglioso al punto che i vicini ne vollero uno simile, con il volto di un moro.

Un’altra versione della leggenda sull’origine di questi iconici vasi siciliani ha un finale altrettanto triste e tragico. Narra di una ragazza di nobili origini che ebbe una relazione amorosa con un giovane arabo, contrastata dalla famiglia. Quando furono scoperti, furono uccisi e decapitati, poi entrambe le teste furono esposte su un balcone come monito contro qualsiasi legame improprio. Questo spiegherebbe perché i vasi sono solitamente venduti in coppia, maschio e femmina, e perché hanno sul capo una corona e un turbante che richiama l’Oriente.

Ancora oggi le teste di moro, riccamente ornate con gioielli, fiori e agrumi, sono un elemento di grande valore simbolico e culturale, che rappresenta la storia e le tradizioni della città di Caltagirone e un importante tesoro artistico per l’intera Sicilia. Sono molto apprezzate dai turisti e dai residenti, e vengono utilizzate per decorare gli ambienti domestici, sia, come tradizione, gli esterni che gli interni, integrandosi perfettamente con qualunque tipo di arredamento, dal più classico al più contemporaneo.

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