Benedetta D’Amico, titolare dell’azienda Le Ceramiche di Nonna Rosa, ha creduto fortemente sin dall’inizio al suo progetto di bottega d’artigianato artistico, avviata seguendo la sua passione e la sua ispirazione, nel 2000, alle pendici dell’Etna, nel comune catanese di San Giovanni La Punta. Oggi la sua azienda dà lavoro a otto collaboratrici, una scelta al femminile non casuale, e ha in progetto di ampliare l’attività aprendo le porte della bottega a altri giovani artigiani.
Con una formazione artigianale eterogena, che spazia dalla lavorazione del cuoio al restauro sia pittorico che ligneo, l’incontro con la ceramica per Benedetta D’Amico è stato folgorante e ha alimentato l’amore per la sua terra, la Sicilia. Da quest’isola di passioni e colori, dall’azzurro intenso del mare ai riverberi purpurei della lava dell’Etna, trae la sua ispirazione dando vita a manufatti che sono il frutto del connubio fra ricerca artistica e tradizione artigianale. Dal 2010 è affiancata anche dal marito Santo, che ha lasciato il suo precedente lavoro per sostenerla, diventando altrettanto appassionato e rivelandosi un creativo di talento.
Dalle sapienti mani di artigiani modellatori e decoratori nascono bomboniere e oggetti d’arredo in ceramica minuziosamente curati, le cui forme si sposano con colori accesi e brillanti dando a ogni creazione uno stile unico e inconfondibile, che non opera nel solco di nessuna delle prestigiose scuole ceramiche siciliane.
«Quando si parla di ceramica siciliana – sottolinea Benedetta D’Amico – si pensa sempre a quella di Caltagirone, ma esistono altre importanti scuole, come Santo Stefano di Camastra e Sciacca, meno citate. Per quanto mi riguarda, ho deciso di seguire un mio percorso personale, rivisitando i decori tradizionali siciliani, non solo quelli ceramici, in modo originale. Partendo da un’idea di base, studiamo il nuovo progetto con l’obiettivo di raggiungere un risultato di grande impatto visivo, mai scontato, cercando un’armonia d’insieme fra i decori e i colori.
«Per una precisa scelta creativa, anche i pezzi della stessa linea vengono decorati in modo diverso l’uno dall’altro, dando alle nostre decoratrici un’ampia libertà espressiva. Forse anche per questo la nostra bottega è un ambiente di lavoro sano e costruttivo, pieno di quegli stessi colori e allegria che danno vita agli oggetti».
In questa officina, che del vulcano Etna ha il “carattere”, in perenne fermento, nascono quindi veri pezzi unici. Partendo dalla modellazione dei prototipi, a mano, senza l’utilizzo di stampanti 3d, e realizzati gli stampi, si passa alla foggiatura, che avviene con le tecniche di pressatura e colaggio. Gli oggetti, una volta essiccati, vengono sempre rifiniti a mano, prima di passare alla fondamentale e più impegnativa fase della decorazione. Questa può essere “sotto cristallina”, cioè applicata direttamente sulla superficie della ceramica, il cosiddetto “biscotto”, prima dell’applicazione di uno smalto trasparente, oppure “sopra smalto”, dopo aver applicato una base di smalto. Per le fasi di cottura, nel laboratorio ci sono ben 5 forni. Una volta usciti dal forno e raffreddati, tutti i pezzi, anche quelli più piccoli, passano a un accurato controllo manuale e a ciascuno, all’interno della confezione, viene allegato un certificato di garanzia.
La produzione spazia dalle più piccole bomboniere, come i magneti, a pezzi di grandi dimensioni, come alcune teste di moro per la cui decorazione occorrono 4-5 giorni di lavorazione di un artigiano. Fra le collezioni, dall’immaginifica linea Pop Art alla più nostalgica linea Carretto all’ispirata linea Zen, è una festa di colori che esprime grande armonia, fascino e gioia di vivere.
Il merito di tanta bellezza è di Benedetta D’Amico, dell’affiatato team con cui collabora e del fuoco della passione di cui si accende quando ci descrive la nuova idea a cui sta lavorando, una linea ispirata all’antica arte giapponese chiamata Kintsugi. «È quasi una filosofia orientale, il cui nome letteralmente significa “riparare/unire con l’oro”. Un’antica tecnica giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica rotti, utilizzando l’oro per saldare insieme i frammenti. Invece di nasconderle, le fratture vengono evidenziate e impreziosite creando originali nervature. Così una ciotola, un vaso, un piatto, che si erano rotti, destinati a essere gettati via, nascono a nuova vita, più preziosa della precedente, perché ogni pezzo riparato è davvero unico e irripetibile, per la casualità con cui si frantuma. Il risultato è affascinante. Ovviamente questa idea è nata proprio perché durante la lavorazione capita che alcuni pezzi si rompano e spiace gettarli e sprecare».
Un’arte fortemente simbolica, considerata per questo una filosofia, che ci insegna a non vergognarci delle nostre ferite, anzi di mostrarle con “l’oro” dell’orgoglio con cui siamo riusciti a “ripararle”, rinascendo, diventando persone migliori, più forti, più ricche di fascino. Non vediamo l’ora di poter ammirare i primi pezzi di questa nuova collezione, che, siamo certi, riuscirà a stupirci.
Ringraziamo Benedetta D’Amico e il marito per la cordiale simpatia con cui ci hanno accolti nella loro fucina d’arte, che rende merito alla plurimillenaria storia della ceramica.